Canti popolari - Filastrocche Canti popolari stornelli e filastrocche della nastra terra.
FILASTROCCHE
Sento freddo che me strino;
chi ci ha colpa è il mio vicin
chi mi calza e chi mi veste,
chi mi manda con le bestie.
Chi mi dà un tozzo di pane,
per tirarlo da quel cane;
chi mi dà un baston cornuto
per tirarlo da quel lupo.
Il lupo si rivoltò
tutte le pecore si mangiò.
Ci rimase un’agnelletta,
l’impiccai su 'na cerquetta.
Andai a chiamare la padrona
la padrona non c'era;
c’era la sorella, che faceva la tortella;
una me n'ha data e tutta l'ho mangiata.


 
Sega moneta, le donne di Gaeta,
che filano la seta; la seta non je piace,
je piace San Giovanne, che batte le castagne;
le batte piano e forte, che fa trernà le porte;
le porte son d’argento, che vale cinque cento;
cinque e cinquanta, la mia gallina canta;
canta gallina, risponde Serafina;
Serafina sta in finestra con tre corone in testa.
Passano tre fanti con tre cavalli bianchi;
bianca è la coda, finita è la canzona.


 
Il gallo sta sul tetto
che batte il tragoletto;
il sorce sta sul muro
che sona il tamburo;
la chioccia è giù la stalla,
che pare una battaglia;
la volpe e giù pell’ara,
che sfascia la caldara;
il lupo è giù le ripe,
si sbudella da le rise.



Rodicchio rodeva,
Pendicchio pendeva;
e se Pendicchio non pendeva,
neppure Rodicchio rodeva.


Storia di una sfortunata ragazza madre
Solelle Dina e Evelina Fugnanesi

Una cognata ingrata e senza cuore
la volle fa soffrì con gran dolore,
era gestante, la gettò nel pozzo,
a partorire lì sul fondo ghiaccio.
Con un figlio al seno e uno al braccio,
uno lo chiamò Giglio, ed uno Fiore.
Corri fratello mio, me piagne l'core,
arriva Lui, e scesa una scala,
Uno alla volta li riporta a casa.
Dimmi sposa, perché mai l'hai fatto,
sono angeli di Dio nel nostro tetto.
Per tutto questo ti chiedo perdono,
e me ne sò pentita amaramente,
io non ho avuto mai questo dono,
a noi l'amore non c’ha dato niente.


A San Pietro
del Sor Giovanni Pascucci

Se pur volete che un'ottava canto
darò licenza a questo mio pensiero,
dato quest'oggi che ricorre il Santo
Pié San Pietro, l'apostolo primiero.
Tu che nel sommo cielo puoi cotanto
aprírci il varco del celeste impero
volgi quaggiù lo sguardo, anzi qui scendi,
proteggi il sor Pierino e lo difendi.

La pecora
del Sor Giovanni Fanucci

La pecora per me gl'iè la più umile,
bestiola al mondo che col suo belato,
par che dica al pastor dal chiuso ovile:
ti prego oh! caro portami nel prato,
l'erbetta a pascolar che nell'aprile:
ti darò l'agnellino appena nato
e il mese appresso ti darò la lana
cosa preziosa perla razza umana.

Nonna perché cammini col bastone?
-Son gli anni che mel chiedono...
Nonna, perchè hai le rughe sul tuo viso?
-Sono i solchi tracciati dai dispiaceri...
Nonna, perché hai i capelli bianchi?
-E' la rugiada caduta dal cielo.
Nonna perché ti balena sempre la testa?
-E' 'l vento del Paradiso che vol portarmi in alto.

Oggi è la festa e 'l pane s'en canestra
'l vino s'inbicchiera, e la ciccia se stadiera.
la mamma ha fatto un pupo;
l'ha vestito de velluto;
l'ha portato a battizà,
jà messo nome:" 'n tempiccià.

Civitavecchia era vecchia:
Bastia ce stia;
Nocera c'era;
Qual'è la più vecchia?

Acqua dal mar divisa
bagna la costa e il monte;
va passeggera in valle
va prigioniera in fonte.
Mormora sempre e geme
finché non torna al mar;
al mar dov'ella nacque,
dove sortì gli umori
dove fra mille errori
spera di riposar.

Il primo  - S. Anziana
Il due - S. Bibiana
Il tre - S. Francesco Saverio
Il quattro - S. Barbara Romana
Il cinque - Santa Giuditta
Il sei - San Nicolò che vien per via
Il sette - Sant'Ambrogio da Milano
L'otto - Cocezion Santa Maria
Il nove - Consiglio segreto
Il dieci - La Venuta da Loreto
Il dodici - Convien che digiunam
perché al tredici avrem Santa Lucia
Il ventuno - San Tommaso canta
Il venticinque - La nascita Santa
Il ventotto - Gli innocentini, finite le feste e i quattrini
Il trentuno - San Silvestro Papa, finisce l'anno, il mese e la giornata.

Il cucco cantava
la bifera sonava,
sonava la campanella
per quel veccio de Pulcinella.


Staccia minaccia
buttatelo giù 'n piazza;
giù 'n pizza delle sole
le mammolette bone.
Bone d'argento,
che pesano cinquecento;
cento cinquanta
la mia gallina canta;
canta gallina
risponde Serafina
Serafina sta 'n finestra
con tre corone in testa.
Passa la fanta
con tre cavalle bianche.
Passa la sella,
addio morosa bella;
passa la regina
con tre scope sulla schina!

Mignoli, mignoli, comparangoli;
comparangoli di lorè
quante stelle fa ventitre
fa uno, fa due, fa tre,
fa quattro, fa cinque, fa sei,
fa sette, fa otto.
Ho mangiato il pane cotto;
l'ho comprato in pizzicheria
ajo, becco e spia!

Oggi è festa;
se magna la minestra,
se beve sul boccale,
viva, viva Carnevale.

La mamma ha fatti i gnocchi
col sugo dei baccherotti;
l'ha fatti ben caciati,
mamma ghiotta se l'ha magnati!

Bovi, bovi, dove andate,
che le porte son serrate?
Son serrate per la via,
viva viva Gesù e Maria.

Luccica luccica, galla galla,
metti il piede sulla cavalla;
la cavalla è del fio del re
lucciola, lucciola, vieni da me.

Tiritoppete, mastr'Andrea
chi t'ha fatto le calze brache?
Me l'ha fatte la mamma mea.
Tiritoppete, mastr'Andrea.

Santa Lucia,
passa da casa mia;
pia 'na rama de finocchio
e guarisceme quest'occhio.

Sotto la pergola nasce l'uva
prima nasce e poi matura;
prima de nasce se solferà,
pizzica, mozzica, garofolà.

An, bin, bon,
tre galline, tre cappon;
quando sona la campanella
c'è 'na ragazzetta bella,
che suonava le ventitre:
fa uno, fa due, fa tre;
quanto è bella la pescheria
acqua, neve e spia.


STORNELLI
STORNELLI
Se vuoi provar con me per gli stornelli,
si darà gusto alle cicale e ai grelli;
e poi si vedrà chi li fa più belli.

Un bel zompetto fa la pecorella
quando va in montagna all'erba fina;
che bel passo fa la donna bella
quando l'innamorato s'avvicina.

Oh come va?
Avevo un cuore e l'ho dato a voi,
e voi a me non ci pensata mai.

Se tu vuoi far con me a stornellare,
la faccia rossa ti farò venire,
e gli stornelli ti farò cantare!

Io di stornelli ne so più di mille.
Veniteli a senti, ragazze belle;
li vendo a quattro soldi come spille.

 Giovanottino, che qui passate,
se la ragazza ancor non ce l’avete,
la suola delle scarpe consumate.

Voglio passare quando mi pare e piace;
le strade non mi sono proibite,
la suola delle scarpe ’n me la fate.

Per questi quattro giorni che si méte
vi do licenza, con tutti cantate,
ma finita che sarà la mietitura
vi prego, bella, che vi ritirate.

Fiore d'assenzio:
di dolori me ne hai dati tanti
quanti più me ne dai, meno ti penso.

Fior di mortella:
l'incontro, la saluto e non mi cura;
lasciatela passar la pazzarella.

Fior di lupino:
una volta venivi più sincero;
adesso vieni falso e sbarazzino.

Fior di ginestra:
voi fate l'amor dalla finestra,
perchè carina siete, bella e onesta.

Fiore de ginestra:
dove s'accende 'l foco anche 'na volta
sempre qualche scintilla li ve resta.

Fior di giunchiglia:
cuor di tartaro e animo di iena,
povera sciagurata, chi ti piglia?

Fiore lucente:
fammi rifar la pace col mio amante,
che quando mi lasciò ero innocente.

Fiore di noce:
per riacquistar la primiera pace
ci vuol soltanto la tua dolce voce.

Fior di noce:
pigliate chi volete e più vi piace:
io per parte mia ci fo la croce.

Fior de noce:
tu canti da mattino fino a sera
e canti come fa la caponera.

Fior d’ogni fiore:
le strade son belle, ognun le può provare,
ma la più corta la conosce il cuore!

Fiore di menta:
da poi che partiste son dolente,
la vostra lontananza mi tormenta.

Fiore di grano:
il nostro amore é morto piano piano,
amici pifi di prima da lontano.

Fiore d'alloro:
io sul tuo amore ingrato non ci miro,
e sulle tue bellezze non ci moro.

Fior d'albicocco:
se pure aveste di quattrini un sacco,
state sicura: tanto non vi tocco.

Fior di sarmenti:
non servono minacce né lamenti,
che questo non é pan per i tuoi denti.

Giglio di campo:
pur s'é trascorso cosi lungo tempo,
al ripensarci sol di gioia avvampo.
 
Fior di malia:
le tue promesse furono mendaci;
il vento venne e se lo porto via.

Fiore d'ornello:
ricordati che t'amo da fanciullo
vado penando pel tuo viso bello.

Fiore di ruta:
cercate d’assicurar la partita
pensiero e fantasia presto si muta.

Fior di susino:
non posso tollerar quest’abbandono
amore, torna, e restami vicino.

Fiore d'ortensia,
me vojo arichiude dentro 'na stansa
come 'n romito e fo la pentenza.

Fiore de lino:
tu sai per colpa tua quanto peno;
ma tu il core ci hai de travertino.

Fiore d'ortensia:
me vojo arinchiude dentro 'na stanza
come 'n romito e fo la penitenza.

Fior de cerasa:
sensa la libertà che me sò presa;
te do la bonasera e torno a casa.

Fior de limone:
quanto ci siamo accompagnati bene,
tra la miseria e la disperazione.

Fior di pepe;
un'Angel dal cel butta le rose;
voi bellina mia, le raccogliete.

Fior di patate;
mangiate e non mi dite: favorite?
Queste creanze chi ve l'ha 'mparate?

Fior di bambace;
sentila la ghitarra cosa dice
non più guerra, amore mio, famo la pace.

Fior de cerasa,
scusa la libertà che me so presa:
te do la bona sera e torno a casa.

Fior de more;
a te ce penso quando leva il sole
a te ce penso sempre, a tutte l'ore.

Fior d'amaranto;
vorrei di cli cori averne cento
pe amarvi con tutti, amore santo.

Fiore de melo.
quando te vedo penso questo solo
che le stelle non stanno solo in cielo

Fiore de lino.
tu sai per colpa tua quanto penso:
ma tu il core ci hai de travertino.

E de saluti ve ne mando tanti,
per quante foje moveno li venti,
per quanto in Paradiso ce so dei Santi.

Rosa fragrante:
io credevo di far l’indifferente,
ma di lacrime ne ho fatte tante tante.

Mese di Maggio è il mese signore
è quello che le rose fa fiorire,
quello che fa fiori, rose rosate,
le contentezze dell’innamorate.

Giovanottina come sei galante,
levati sto cappello dalla fronte:
quei bei capelli non te li fa tagliare,
giù per le spalle lasciali calare.
Son fili d’oro in seta torta
son belli i capelli e chi li porta.
Son fili d’oro in seta sopraffina,
onesta nel portar, bella bambina.
Son fili d’oro in seta bianca e nera,
onesta nel portar, bella e sincera.

Giovanottino dai capelli biondi,
che tutti da una parte te li mandi:
se ami la bella tua non ti confondi.

Giovanottina quanto mi piacete,
più che non mi piace il mare e la sirena,
e quando non vi vedo e non vi sento,
credete pure che ne ho gran pena.

Tanti saluti ve li vò mandare
per quanti pesci si trovano nel mare,
e vi voglio mandar tanti saluti
per quanti pesci ha il mar, grossi e minuti.

Voglio cantar, voglio star contento,
non più malinconia voglio dare;
i miei pensieri io li butto al vento
e la fatica a chi vuol lavorare.

Avete la bellezza di natura
e se la morte non ci dissepara
vi voglio amar finché il mondo dura.

Avete l’andatura della lepre,
a salti a salti sempre ve ne andate,
vi faccia buona Iddio, che bella state.

Avete quell’occhietto brillantino
e fate innamorar chi vi é lontano,
figuratevi chi vi sta vicino!

La veste di turchino é un bel colore,
che di turchino veste il cielo e il mare,
e di turchino vestesi il mio amore.
Bella ragazza, che cuci di bianco,
ti ci vorrebbe un anellin d'argento,
e un giovanotto che ti sedesse accanto.

Bella ragazza, che cuci di nero,
ti ci vorrebbe un anellino d’oro,
e un giovanotto che ti dicesse il vero.

Bella voce che ha la calandrella,
un'ora avanti l'alba la mattina;
che bel tono ha la campanella,
quando vien la domenica mattina.

Avete gli occhi neri come il pepe,
le guance rosse come le cerase,
Dio ve benedica, bellina siete;
la mamma non vi marita apposta
per non levar sto fiore dalla finestra.

Quando sei nata tu, nata é ’na rosa .
é nata insieme a chi ti vuole sposa;
quando sei nata tu é nato un fiore;
é nato insieme a chi ti vuol bene;
quando sei nata tu, nato è il destino;
è nato insieme a chi ti vuol vicino.

Adesso vò cantar quattro stornelli;
vieni bellina mia, vieni a cantarli.
Io di stornelli ne so tanti tanti
che ne posso riempir dei bastimenti.

Ora che mi trovo qui presente
mostrar non mi vorrei tanto ignorante;
tanti saluti li mando a questa gente
e poi saluto la mia cara amante.

Fossi poeta e fossi canterino
vorrei cantare fino a domattina;
ma per cantare ci vuol la voce bella
ci vuole il regolizio e la cannella;
vorrei cantare fino a domattina,
ma per cantar ci vuole l'aria di cantina.

Ecco ch’è tornato Maggio
co' 'na vaga primavera
giù pel pian de la riviera.

Ecco Maggio, fija bella:
o rosetta del giardino, che nel letto ve ne state,
il consiglio che voi fate, da me non lo dicete;
lo dicete al vostro amore; ecco Maggio l’anbaciatore.

Le ragazze, quattro a quattro, se ne van per la foresta,
vanno via a coglier fiori, per portar ghirlande in testa,
per portarle agli amatori.
Ecco Maggio, rose e fiori.

Su quel monte c’è 'na fonte dove vanno a ber gli uccelli,
uccellini e carpinelli, ce n'è uno nero e bianco,
o Maria dal velo santo; ce n'è uno bianco e nero,
o Maria dal santo velo.

O rosetta del giardino,
porta porta una gallina;
con la chiave del pollaio,
a dispensa e la cantina,
do che stanno jaffumaticci,
i prosciutti e le salcicce.

Se ci date un prosciutto
pure quello lo pijamo;
c'è un compagno tanto ghiotto,
che lo mangerebbe tutto.

Se ci date anche un capretto,
pure quello lo pijamo;
lo legamo stretto stretto,
che non faccia qualche scherzo
che non faccia qualche prova,
non ci faccia rompe l’ova.

Io che porto 'l canestrello
mi convien d'esse sfacciato
alla barba di questo o quello
l’ho riempito 'l canestrello.

Si rallegra la cavalla,
che non mangia più la paja.
Si rallegra ‘l somaretto,
che pastura su quel greppo.
Si rallegra pure il cucco;
se ne va col gozzo asciutto.

C'è ‘na foja su quel faggio,
fuori Aprile, ch'entra Maggio!

Sta su, bellina, metti la gonna,
porta giù dodici ovi con ‘na forma;
se dodici ovi ti sembran troppo
levene quattro, ne rimangon otto.

Fatevi coraggio, bona gente;
l’altra famija non ci ha dato gnente.

Fatevi coraggio, mamma mia,
che la matrigna ci ha cacciato via.
Quando nascesti tu, nascette un fiore;
la luna si fermò di camminare,
le stelle si cambiarono di colore.

Davanti a casa tua ce sta 'n giardino;
le rame sono giunte alla marina;
il marinaro ne prese una rama
per fare il telarino a Teresina.

Vi do la buona sera e vado via:
vi lascio con la pace di Maria!
CANTI POPOLARI
CANTO POPOLARE ALLA MADONNA
Vi saluto, gran Regina,
tutto il mondo a voi s'inchina;
per quel frutto che portaste
tutto il mondo illuminate;
illuminate l'anima mia
dolce Vergine Maria.


CANTI DEI MIETITORI
Dammi la mano tua ch'io te la dono,
dammi la mano, fraschettina d'oro.
O sine, sine, tel dico davero,
tombolinello mio, tombolinello.

La tortora s'è persa la campagna
se ne va via afflitta e dolorosa;
e dove trova l'acqua li se bagna,
marinaretto mio, marinarolo.

Là 'n quella valle Dio je dia diletto,
Là 'n quella valle Dio je dia piacere,
Là 'n quella valle Dio je dia fortuna,
Mandolinello mio, mandolinello.

Voglio cantare adesso che mi va bona:
quando sò vecchia dico la corona.
Com'è bello cantare veso sera,
il sole s'abbassa e la luna si leva.

E quant'è bono ' vino 'l vino de Costacciaro,
che verso sera fa parlare in latino.

In mezzo al mare ce sta 'n pesce tondo:
quando vede le belle se ne sta a galla;
quando vede le brutte se ne torna a fondo.

Io canto, canto e son la più piccina;
quelle più grandi ci hanno l'nnamorato;
l'innamorato ce l'ho pure io;
voglio cantare alla bone de Dio.

Vi voglio salutare, tutti in mazzo,
che a uno a uno mi ci vuole troppo.


 
LA CANZONE DI S: ALESSIO
La legenda narra che Alessio figlio unico di ricebi genitori, la sera delle nozze, partì
da Roma, pellegrino a Gerusalemme. Vi tornò dopo 17 anni, accolto come un povero
straniero in casa dei genitori e della sposa e non fu riconosciuto che dopo la morte,
perché tra le mani lasciò notizia del suo nome.

Di là da Roma cinquecento miglia
Marì Marsilia maritò la figlia.
E quando che s'andette a maritare,
Alessio cominciò a sospirare.
 - Che avete, Alessio mio, che sospirate?
”Sospiro non per roba o per denari;
sospiro per il viaggio che ho da fare.
Io ho promesso al Figlio di Maria
di gire nella terra di Sonia “ (1).
Ma quando a mezza strada fu arrivato,
se ricordò che al dito aveva l'anello
della sposa sua, ch'avea lasciato.
”Se qualcuno glie l’arporterebbe
io volentieri glie l’armanderebbe”.
-  Ohimé, mi pare proprio uno stornello!
non me mariterei più, lo giuro,
perché il marito mio tiene l'anello.
Ma ecco che da tempo suonano snelle
suonano a stesa tutte le campane,
che scappan fora dalle loro celle.
-“ O questo è il mondo che si vuol finare
o qualche santo sta per ispirare”.
Nel sottoscala videro i Romani
morto un pellegrino, giunte le mani.
Oh pellegrino dalla vita breve,
se un dono ci vuoi far, dicci chi sei:
e ti darem l'onor che a te si deve”.
Così stanotte io ho fatto un sogno
che Alessio, mio marito, ritornava:
un foglio nelle mani egli portava
sul quale c’era scritto: “Alessio io sono
A nessuno il foglio ha voluto dare:
l'ha dato a me, che lo volli sposare.
(1) Sonia: Sion oppure Gerusalemme



O VAGA FANCIULLA
Sei bella, sei splendida,

di bianco vestita,
coperta la fronte
di serico velo.
Dei tuoi peccati
sei forse pentita
Mi sembra una santa
discesa dal ciel.
O vaga fanciulla,
o angel divino,
riposa tranquilla
nei sogni d'amore.
Se in cielo sta scritto
l'immenso desio,
un giorno mia sposa
sarai tu per me. 



SOGNO MENZOGNERO
La notte in sogno io la rividi,
là verso il tempio che il piede moveva;
e il suo bel volto che risplendeva
sembrava d'un angel, sembrava d’un fior.
Io la cercai, non la trovai.
Oh  Dio che sogno, oh Dio che sogno, menzogner!
E da quel giorno, mai più la rividi,
e notte e giorno sospiro e gemo;
vieni, mia bella, qui sul mio seno
non senti il mio cuore a palpitar?
Le mani mi prese; io la baciai,
ma in quel mentre mi risvegliai.
Io la cercai, non la trovai.
Oh Dio che sogno, oh Dio che sogno, menzogner!



IL MASSARO RICCO, EGOISTA E SENZA BONTA
C'era un riccon massaro,
che ne avea assai di grano;
 ma senza quattrini in mano non lo vole dà.
Arrivano i compratori e lo vanno a visità.
 Il grano è infradiciato; non lo voion piu comprà.
Il gran riccon massaro, che tanto s’arrabbiò,
ha preso il Crocifisso e sul mucchio lo posò;
l'ha tanto disprezzato, che di sangue si segnò.
 Non vale il pentimento dopo il suo proponimento;
quante pena ha da pagà,
per la sua malvagità!



PAROLE DI UNA MAMMA AL FIGLIO GIOCATORE OSTINATO

Figlio mio lascia il gioco,
adesso lo poi fà.
Tu non ci pensi, che ci hai i demoni intorno
che ti cercan notte e giorno, per divorarti.
Ti dicono: fuggi pure quanto voi,
che da me fuggir non pòi.
Sai ben che hai da morì
ma da me non pòi fuggì.
E il foco dell'inferno
te lo farò sentì.
Dina Fugnanesi


PREGHIERE DEI NONNI
(raccontateci da Nino Biscontini imparata da sua nonna Cavalieri aria)

A letto a letto me ne vo, l’anima a Dio la do
La do a Dio e a S. Pietro, che ce dia le chiavi del Paradiso
per aprire per serrare tutte l'anime da salvare,
a tutti quei di casa nostra.
Da cima e da capo ci sta l’Angelo beato
di la e di qua la santissima Trinità.
Buona sera Santi tutti
alla fine mia venite tutti
venga l’angelo con la spera,
che dia la bonasera Bonasera con Maria,
Bona notte Dio ce dia.

Padre nostro grande grande,
vien dal cielo, damme damme
damme damme la santa pazienza,
siam condotti in penitenza.
L’em trovato l’intavolato bene scritto,
ben dettato meschini noi che n’ vem pensato!
Em da passà pen ponticello
ch’è più stretto d’un capello
e la Messa dono a Cristo
fra l’altare e il Crocifisso;
Fra la pietra consacrata
ce so io, cor beato.
Cor beato, bon aiuto;
innanzi a Dio son venuto
s’io m’avessi da confessà,
s’io m’avessi da comunicà da Gesù Cristo.
La Madonna me fece questo,
la Madonna e tutti i Santi;
Perdonateme, o Signore,
ch’io v’offendo tutte l’ore ogni sera,
ogni momento,
viva ’l pan del Sacramento!

(per la sera prima del riposo)
Da piedi al letto mio
ce sta l’angelo di Dio
dal canto ritto e dal canto manco c’é lo Spirito Santo.
In mezzo l’Ave Maria e tutti gli angeli in compagnia.
 
Io so della colcata,
ma non so della levata.
L’anima mia ve sia raccomandata.
Tre cose vi chiedo o mio Signore
la Confessione, la Comunione e l’Olio Santo.
nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.

(Prima della Comunione.)
Pio ‘l pan del Sacramento
Che me dia conoscimento
Che mi liberi del peccato
Il Signor che m’ha creato!

Corpus Domini
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